“Toot” non è un semplice EP dark ambient, è l’essenza stessa di una sterminata visione intimamente apocalittica, presentataci in nuce da Tym Frost.
La first track “Cut”, ad esempio, non apre l’EP ma la Porta Oscura che ci conduce alla splendida, eterea desolazione che dimora nella mente di Tym Frost. È un quieto attendere segreto, mentre i cancelli si schiudono con inesorabile lentezza. Poi, la marcia inizia. E nel nostro avanzare in questo mondo, appaiono quegli stessi incubi di dissociazione che abbiamo portato con noi nella valigia da viaggio. Anche se all’interno, siamo tagliati fuori. In questo paradosso risiede la poetica del musicista nel tentare di estrinsecare questi sentimenti bui.
“Flot” è la musica che udiamo al limite estremo dell’universo, laddove stanno per penetrare nella nostra sistematica, causale temporalità, le condizione necessarie alla fine del mondo. Sicuramente uno dei pezzi più riusciti e strazianti dell’intero album. Tende l’elastico della nostra mente fino al punto di rottura, mentre il corpo astrale si dilata fino a giungere al “passaggio negato”, l’abolizione assoluta del pensiero e la trasfigurazione inconcepibile che prelude ad una nuova nascita in forme del tutto non-umane. L’estetica musicale di Tym Frost si presenta in questa traccia, probabilmente, nella sua forma più pura.
Veniamo poi introdotti a “Birth” che è, per l’appunto, la nascita di una mutazione puramente stocastica: ascoltandola ci si ritrova nelle fattezze di un abbozzo semiumano, uno dei primi esperimenti genetici del Cosmo. Con il suo andamento altalenante, sembra comunicarci che per quante volte cercheremo di rialzarci, crolleremo nuovamente a terra in una landa desolata, pregna di radiazioni primordiali e priva di ogni principio antropico. Ciononostante, abbiamo l’impressione che vi sia qualcuno o qualcosa ad osservare questi primi, timidi tentativi di vitalità in un corpo che sembra essere l’iniziale progetto di una specie destinata a divenire cosciente.
Si prosegue con “Medium”, il cui battito minimalista ha tutta l’impressione di descrivere un mondo ancestrale, le sue usanze, le sue visioni, defluite dalla mente dell’autore, popolato da quegli stessi abbozzi umani che abbiamo appena visto nascere. È un mondo strutturato eppur destrutturato: ovvio che la sua durata debba essere breve. La Luce non tollera imperfezioni e, come nella tradizione cabalistica lurianica, il ritrarsi in contrazione della marea poietica ha un secondo fine, oltre a quello di creare uno spazio per la creazione: distruggere i primitivi esperimenti della vita.
Eppure, nonostante tutto, l’esistenza riprende in modalità inaspettate: nei crateri delle fosse oceaniche, in condizioni biologiche proibitive e perciò in forme difficilmente concepibili dagli esseri di superficie. Ascoltando “Fish”, ci sembra ovvio che queste nuove creature stiano tramando qualcosa contro gli esseri che dimorano sotto lo sguardo del sole. Scivolano, saltellano, scambiano continuamente le loro identità; soltanto qualche accenno, un occhio nero in cima ad un peduncolo, una cornea, deforme e porosa zampetta. La musica inquieta per la capacità che possiede di accompagnare attraverso corridoi in penombra, e sappiamo che dietro ogni anfratto può celarsi una cosa “assolutamente altra”, che incrinerebbe la nostra fede nella razionalità.
Fortunatamente, o sfortunatamente, “Toot” si richiude , discreto così come si era dispiegato, prima che ciò accada.
Fabio Todeschini – Libreria Esoterica Il Sigillo