
Come avevo in parte anticipato in un articolo precedente (https://multiversaleanarcospiritualista.wordpress.com/…), la grande debolezza dell’uomo contemporaneo consiste nel terrore di perdere la propria “umanità” e di diventare qualcosa (“La” Cosa) molto al di sopra, o molto al di sotto, dell’umano.
Sfortunatamente per l’Homo Sapiens, si tratta di una paranoia del tutto ingiustificata, come lo sono tutte le paranoie . Il problema consiste nell’attribuire all’appartenenza alla specie umana una qualche relazione con il concetto di “Natura”, di “naturale”, di “naturalità”.
Nel momento stesso in cui l’Homo Sapiens è entrato nel Tempo, ha “intrappolato il Tempo” attraverso il linguaggio, la scrittura, il simbolo, nel momento stesso in cui il suo sentire si è trasformato in pensare, in pensiero simbolico, questa specie ha creato una frattura (fortunatamente non insanabile) con tutte le altre specie animali, con il pianeta Terra stesso.
La paura della morte, della fine dell’esistenza biologica, ha organizzato ogni percezione, esperienza, emozione umana in un complesso algoritmo stratificato cui diamo il provvisorio nome di “coscienza”.
Poichè nell’ “umano” non vi è più alcunchè di naturale, nulla che sia in sintonia con i ritmi, con il flusso dinamico dell’organizzazione della vita sulla Terra, il timore di perdere la propria umanità dovrebbe essere visto più come una possibilità che come uno svantaggio. Si apre una porta al trans-umano, al post-umano, o addirittura al non-umano.
Nella poesia visiva e corporea, composta da organi che diventano anch’essi glifi, di anatomie che divengono arte, di chirurgia e autopsia che divengono la nuova sessualità, un artista e raffinato intellettuale come Cronenberg trova il modo di raccontare non tanto una discesa nell’abisso della non-umanità, quanto un’evoluzione verso un’umanità “nuova”, che potrebbe correggere i molti errori causati dalla precedente “natura innaturale”, convertendo l’apparato digerente affinchè riceva un nutrimento sintetico anzichè biologico.
Nello scavare all’interno dell’uomo troviamo qualcosa di dissolvente, il V.I.T.R.I.O.L., l’acido che può corrodere la plastica e trasformarla in nutrimento per un nuovo organismo generato in modo geneticamente adattato, che ovviamente terrorizza gli apologeti dell’ormai leggendaria “natura umana”, tanto da dover falsificare la performance finale per non dover ammettere che è nato un (questa volta) autentico “Figlio dell’Uomo”, cioè figlio della plastica, del mondo sintentico generato dall’Homo Sapiens. Costui è la pietra occulta citata nell’acrostico V.I.T.R.I.O.L., la Pietra dei Nuovi Filosofi.
E, per quanto il finale di Crimes of the future rimanga a mio avviso abbastanza aperto, Cronenberg, tornando egregiamente alla vera natura della sua espressione cinematografica, sembra suggerirci che i suddetti timori sono ormai del tutto infondati.