Canti Spirituali
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Vissuta nella seconda metà dell’XI secolo, Ma gcig ha lasciato un segno profondo nei tibetani, per i quali divenne, nel corso del tempo, la personificazione stessa della Grande Madre, della saggezza assoluta (Prajñāparamitā), o anche l’incarnazione di Tārā, la dea protettrice di tutte le popolazioni himalayane. Il gran numero dei devoti a Ma gcig e il carattere universale degli insegnamenti relativi al sistema detto della Recisione dei demoni, attribuito dalla tradizione alla yoginī tibetana, fecero sì che nella maggior parte delle scuole, senza distinzioni settarie, si diffondessero praticanti di queste dottrine. La sua vita ci è stata tramandata da agiografie ricche di elementi fantastici: benché sia arduo distinguervi i fatti storici, esse rimangono una fonte preziosa per conoscere il pensiero religioso della santa. Secondo la tradizione, i Canti spirituali – qui tradotti per la prima volta – rappresentano il testamento spirituale di Ma gcig e l’opera che esprime con la massima limpidezza il suo pensiero. Muovendo dal principio in base al quale la radice di ogni demone va ricercata nella propria mente – e anzi la mente stessa, nella sua attività discorsiva e categorizzante, «è il demone intangibile» –, Ma gcig conduce una analisi rigorosa dei meccanismi dell’ignoranza, per reciderli e approdare infine a quella «mente spontanea» che è «tutto». E la sua analisi si manifesta come un canto alla realtà assoluta.
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